RIFORMA ACCISE 2026, DIESEL SORPASSA LA BENZINA
29 ott 2025
A partire dal 1° gennaio 2026, il panorama dei carburanti in Italia potrebbe cambiare radicalmente: il diesel, storicamente meno tassato della benzina, rischia di diventare più caro. La causa principale? Un’operazione di parificazione delle accise fra “verde” e gasolio, che invertirà ampiamente la convenienza attuale.
Cosa prevede la riforma delle accise
Secondo il testo preparato per la Legge di Bilancio 2026, l’obiettivo è fissare una sola aliquota d’accisa per entrambi i carburanti: 672,90 € per ogni 1.000 litri. Per attuare questa uniformazione, è prevista una riduzione dell’accisa sulla benzina di circa 4,05 centesimi al litro e un aumento della stessa misura sul diesel impiegato per autotrazione. L’effetto pratico: mentre la “verde” godrà di un leggero sconto fiscale, il gasolio subirà un rincaro.
L’impatto sui prezzi alla pompa
In base alle medie attuali (circa 1,694 €/l per la benzina e 1,622 €/l per il diesel), la riforma fiscale potrebbe invertirne i ruoli: la benzina scenderebbe a circa 1,654 €/l, mentre il diesel salirebbe a 1,662 €/l. In pratica, chi usa un’auto diesel — specie se con consumi elevati — potrebbe trovarsi a pagare di più almeno in termini di carburante.
Le motivazioni politiche e tecniche
Il governo, guidato da Giorgia Meloni, avrebbe scelto di anticipare il processo di allineamento originariamente previsto su un arco quinquennale. La ragione, per il Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, è che i prezzi del gasolio sono attualmente “depressi”, dunque l’impatto sui consumatori sarebbe contenuto e permetterebbe allo Stato di incassare risorse extra per finanziare le misure della manovra 2026. Inoltre, la scelta riflette anche una maggiore attenzione alla sostenibilità ambientale e il progressivo disincentivo all’uso del diesel, al centro di restrizioni e politiche più restrittive in Europa.
Effetti attesi e incognite
Spostamento della domanda: molti automobilisti potrebbero preferire modelli a benzina, ibridi o elettrici, se il gap fiscale rendesse il diesel meno competitivo.
Costi per le flotte aziendali e autotrasporto: chi opera con mezzi diesel subirà un costo aggiuntivo, che potrebbe essere trasferito sui prezzi dei beni e servizi.
Mancata simmetria al distributore: l’aumento fiscale non sempre trova riscontro immediato al litro venduto, quindi la variazione finale potrà dipendere da margini e dinamiche commerciali locali.
Interventi compensativi futuri: nel lungo termine, se il consumo di gasolio crollasse, il gettito fiscale potrebbe ridursi, spingendo il legislatore a nuovi correttivi.
Una rivoluzione nascosta nel listino
Se confermata, quella del 2026 non sarà solo una modifica tecnica delle aliquote: potrebbe segnare la fine del primato fiscale del diesel, con conseguenze non solo per i consumatori privati, ma per tutto il sistema dei trasporti e la mobilità aziendale.
Il “ribaltone” nei prezzi dei carburanti rischia di ridefinire scelte d’auto, strategie aziendali e politiche energetiche con un’onda lunga che andrà ben oltre la semplice voce “accise”.
Il diesel aumenta, i costi si ottimizzano: la strategia Transpobank per il trasporto di domani
In un mercato dove il carburante rappresenta oltre il 30% dei costi operativi, Transpobank si conferma un punto di riferimento strategico per il settore della logistica e dell’autotrasporto. Con l’aumento dei costi del diesel, le aziende di trasporto saranno chiamate a ottimizzare ogni chilometro percorso, migliorando l’efficienza e riducendo i viaggi a vuoto. In sintesi, se il 2026 segnerà la fine dell’era del diesel a basso costo, sarà anche l’anno in cui la logistica dovrà reinventarsi. E realtà come Transpobank potranno giocare un ruolo chiave nel guidare questa trasformazione, accompagnando imprese e autotrasportatori verso un modello di mobilità più efficiente, digitale e sostenibile.
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Barbara Cova
Ufficio Marketing e Comunicazione
Transpobank S.r.l.

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